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Lo spirito del natale futuro

Lo spirito del natale futuro
Il movimento di pensiero è stato il cambiamento più grande.

“Raddoppiati i casi di depressione” … “in arrivo ondata di malattie mentali”…

Mi chiedo cosa vogliano dire questi titoli dei giornali. Veramente sta succedendo tutto questo? Un virus che causa un’affezione respiratoria così grave che sta togliendo il respiro a milioni di persone in tutto il mondo ha anche il potere di provocare la depressione? Ho voluto provare a fare un pensiero un po’ diverso.

Sicuramente il Coronavirus ha un effetto sulla vita delle persone, sulle emozioni, sui pensieri, sugli affetti, su quella realtà più profonda che possiamo chiamare “realtà mentale” delle persone. Ma non in un modo diretto come se fosse uno dei sintomi del virus. Ciò che può far stare male fino alla depressione è qualcos’altro.

Il virus ha travolto le nostre vite, così come le misure di prevenzione e di sicurezza messe in campo per contenerlo soprattutto nel primo lockdown.

Possiamo iniziare a guardare in modo diverso il sovvertimento dei primi mesi della pandemia?

E’ stato sicuramente qualcosa di sorprendente: le nostre giornate non erano più quelle di prima, non più scandite dai ritmi precedenti, dal fare cose, dal muoversi da una parte all’altra delle città. Quella che era la vita cui eravamo abituati, che forse davamo pure un po’ per scontata, inevitabile, si è messa da parte per lasciare spazio a qualcosa di nuovo: ad una opportunità? Ad una possibilità di cambiamento?

Stare fermi col corpo, forse ci ha fatto muovere di più con i pensieri. Mai come prima le persone si sono interrogate seriamente, personalmente, intimamente, sull’ambiente, su un rapporto sostenibile dell’uomo con la natura, sugli stili di vita. Si è parlato delle priorità della società, del mettere prima la vita delle persone o l’economia. Si è parlato di cultura e di arte e di quanto ci rappresentino come esseri umani. Ci si è interrogati su cosa sia la scuola per una società moderna. Ci si è interrogati sul senso della storia delle vicende umane. Ci si è chiesti cosa sia la globalizzazione e cosa può permetterci di fare. Soprattutto ci si è chiesti cosa significasse stare insieme, cosa ci legasse veramente agli altri. Le idee si sono messe in moto per continuare a stare insieme in modo sicuro e rispettoso della vita.

Il movimento di pensiero è stato il cambiamento più grande.

Opporsi alla malattia e rifiutare che gli esseri umani muoiano di malattia ha da sempre permesso agli uomini di muoversi, pensare, lavorare, impegnarsi, attivare una ricerca per scoprire come non far morire le persone. Anche questo ha fatto partire il movimento di pensiero di cui parlavamo prima e che possiamo dire essere stato globale, di tutti gli uomini sulla terra.

Ad oggi però quanto è rimasto di questi “movimenti”? Come hanno reagito tante persone davanti l’emergenza di tutte queste cose nuove, delle possibilità nuove?

Impera quello che viene chiamato negazionismo. Le restrizioni di salute pubblica per proteggere le nostre vite dal virus sono criticate come se fossero opinioni politiche di destra o di sinistra. Sempre più spesso la medicina viene negata profondamente quando viene combattuta la cura di una malattia e non la malattia. Negare la cura è come negare la malattia, perché vuol dire pensare quella condizione un destino non modificabile. E questo paralizza tutte quelle possibilità che avevamo iniziato a vedere. Fa tornare indietro. Cancella il nuovo.

Ma questo disconoscimento non ha riguardato solo la malattia.

Nel corso dell’estate del 2020, prima della quale si era riusciti a ridurre drasticamente il numero dei contagi, i nuovi modi di stare insieme che erano appena nati sono stati dimenticati, la priorità data al rispetto della vita è stata messa da parte, si è tornati a stare insieme ma solo per condividere uno spazio.

La negazione non si è rivolta solo verso quel qualcosa di nuovo ma negativo che è la malattia, ha riguardato invece anche tutte le altre novità. Questa dinamica di disconoscimento, di ribaltamento, fino alla scomparsa, si è realizzata contro l’emergenza del nuovo e questa è una dinamica patologica, che fa male a chi la fa, e fa male a chi la subisce.

Allora che cos’è che può far stare male e causare la depressione? Forse ha ferito la mente delle persone, più della paura del virus o della quarantena, proprio questo passo indietro che ha tolto l’ossigeno per vivere a quelle possibilità che erano state intuite e che non si sono concretizzate. Se la realtà ci ha deluso perché ha messo a dura prova le nostre intuizioni, le nostre speranze di cambiamento, si può stare male, ci si può sentire abbattuti, senza forze, si smette di pensare di poter essere diversi e di vedere un mondo diverso.

Possiamo ancora provarci però…possiamo resistere, possiamo finire l’anno e iniziare il 2021 con un passo nuovo. Possiamo continuare a pensare e ad interrogarci su questo anno straordinario insieme qui su Papillon per esempio, in fondo questo blog è nato proprio per questo.

Quest’anno i classici obblighi sociali del Natale sono sospesi, i pranzi e le cene interminabili sono evitabili, i parenti che si vedono una volta l’anno a casa di nonna devono restare a casa propria, sarà possibile sottrarsi dalle scomode domande degli zii “e la scuola come va?”, “e il fidanzato?”, “e quando ti sposi?”, possiamo smettere di scambiarci “il set da bagno” comprato nel lontano 1999 e riciclato ad ogni festa tra tutti i cugini. Non ci saranno queste cose, forse ci mancheranno ma possiamo riprenderci quel movimento di pensiero iniziato a marzo, dargli ossigeno, dargli un corpo e farlo diventare concreto e non più cancellabile! Possiamo ripartire ad esempio da una idea di uguaglianza che ci aveva fatto “reagire” nel lontano primo lockdown con idee nuove: il virus infatti aveva riguardato e riguarda tutti noi, senza alcuna distinzione di cultura, paese, sesso, ricchezza, età. Ecco…un’altra cosa accomuna tutti noi da sempre ed è la nascita umana che ci contraddistingue come genere umano. A Natale, o festa del Sole che dir si voglia, si festeggiano la nascita. Quindi possiamo rinascere e continuare a pensare!

Maria Giubettini

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