Lunedì inizieranno gli esami di Stato ed io accompagnerò i miei studenti della classe quinta in questa ultima “prova”. Quest’anno sento fortissima la responsabilità di essere all’altezza del compito, sento che questo esame ancora così terribilmente e inutilmente strutturato deve diventare una loro realizzazione. Forse perché i ragazzi ci arrivano dopo due anni e mezzo di pandemia, prima percepita come “un’ apocalisse” e ora già derubricata dall’interesse generale o forse perchè siamo nel bel mezzo di una guerra, anche questa in pochissimo tempo trasformata in qualcosa di ordinario, da dimenticare presto, perché insomma si c’è ma che ci vuoi fare!
Sono una ladra! Si. Perché rubo dalla vita, dalle persone che incontro, da quello che mi accade tutti i giorni, dall’arte, dalla storia.
Come Gioia, l’autrice del precedente articolo “Le domande dei ragazzi”, anche io vorrei parlarvi dell’incontro avuto con il collettivo studentesco e più in generale di quello che ho sentito raccontare dai ragazzi stessi nel corso degli ultimi anni di attività dello sportello di ascolto nelle scuole.
Qualche giorno fa sono stata invitata insieme ad altri due colleghi dal collettivo studentesco della rete degli studenti medi a rispondere alla loro domande sul tema della salute mentale.
L’iniziativa è partita da un gruppo di adolescenti ed è stata portata avanti da loro con molta serietà e attenzione.
Mi è sembrato che fossero molto più interessati loro della salute mentale che gli adulti.
Uno dei temi che è emerso dall’incontro e che mi ha preoccupato è che la scuola sembra pretendere dai ragazzi sempre di più che siano piccoli adulti performanti invece che adolescenti.
Siamo ad aprile 2022 e sui giornali locali di Latina esce la notizia dell’annullamento di un assemblea relativa all’educazione sessuale in un noto istituto superiore della città L’ Assemblea era stata organizzata dagli studenti e avrebbe dovuto vedere la presenza di medici, psicologi e ospiti di rilievo ma la reazione indignata di alcuni genitori, sostenuti (ahinoi!) da qualche docente, ne ha provocato la sospensione momentanea.
“Tu non sei capace di separarti nemmeno dal tuo gatto”. Questo mi disse, un milione di anni fa ormai, il mio psicoterapeuta. Ed era maledettamente vero. Nel tempo poi per fortuna (fortuna si fa per dire, mi sono fatta un mazzo tanto per dirla in francese) passo dopo passo qualche separazione decente l’ho fatta. Per lo meno dal gatto si, mi ci sono separata con successo. Ne sono fiera.
Scherzi a parte, in questi giorni riflettevo su come le persone si separano.