“Tu non sei capace di separarti nemmeno dal tuo gatto”. Questo mi disse, un milione di anni fa ormai, il mio psicoterapeuta. Ed era maledettamente vero. Nel tempo poi per fortuna (fortuna si fa per dire, mi sono fatta un mazzo tanto per dirla in francese) passo dopo passo qualche separazione decente l’ho fatta. Per lo meno dal gatto si, mi ci sono separata con successo. Ne sono fiera.
Scherzi a parte, in questi giorni riflettevo su come le persone si separano.
C’ero una volta io che trascorrevo un’ordinaria esistenza piccolo borghese in una tranquilla cittadina della provincia laziale. I “bordi” li avevo diligentemente sempre seguiti tutti: il liceo, la laurea, il lavoro, il matrimonio, i figli… Eppure avevo la sensazione nettissima di sopravvivere dentro un castello, un po’ come quello delle favole, dorato, rassicurante, apparentemente perfetto ma in realtà freddo e buio.
Camminavo pensieroso su via Sannio: prima il covid adesso la guerra, è proprio un periodo difficile. Qualcuno cerca di pensare ad altro, non sentendosi minimamente rappresentato da questi politici incapaci e guerrafondai, avendo ormai perso l’idea di poter incidere sull’assetto della società. Qualcun altro sta andando incontro ad una brutta depressione perché rischia di perdersi i valori nei quali aveva sempre creduto, pensando ora di essersi soltanto illuso, convincendosi che avessero ragione “loro”, che l’essere umano è fatto così e non c’è verso di cambiarlo. Altri sono solo spaventati all’idea di perdere parte delle proprie ricchezze…“Ciao, mi sai dire dov’è via Sannio?”
Ci troviamo a parlare di Voce proprio nel mese di Aprile perché esattamente nella giornata del 16 Aprile ogni anno, dal 1999, si festeggia la giornata mondiale della voce (World Voice Day). Iniziativa nata in Brasile, che ha coinvolto studiosi del linguaggio, medici, insegnanti di canto.
In queste settimane in cui il tema della guerra è tornato drammaticamente di attualità anche nella civilissima Europa, leggendo gli articoli e le lettere sul Blog e provando a guardarmi un po’ in giro c’è stato un aspetto delle varie discussioni sulla geo-politica che mi ha fatto riflettere e da cui ho preso spunto per l’argomento da trattare oggi, quello dei confini.
Da più di 50 giorni sentiamo parlare quotidianamente di bombardamenti, sparatorie, profughi, minacce, tavoli di trattativa, distruzione e paura. Su questo blog c’è stato un susseguirsi di articoli, commenti, lettere molto intelligenti e profonde in cui ci si è interrogati sul perché di atti così incomprensibili. Ci siamo chiesti cosa ci fosse di così nuovo ed emergente da dover essere soffocato in modo così sanguinoso.