Leggevo nei giorni scorsi un report del Ministero dell’Interno sul tema del c.d. “femminicidio”, dove si legge che “Gli omicidi con vittime di genere femminile evidenziano nel 2022 un incremento (…) le donne vittime di omicidio costituiscono il 39% del totale (…) nell’ambito familiare/affettivo si evidenzia come la percentuale delle vittime donne si assesti al 74% dei casi (103 su 140). Inoltre si rileva come, tra le persone uccise dal partner o ex partner, la percentuale di donne raggiunga il 91%.”
Rileggevo con interesse l’articolo dei ragazzi del 3 Febbraio che terminava con 3 domande:
Erano le 20.00 di una calda sera di maggio e il telegiornale era appena cominciato: “La guerra è finita. La riunione dei maggiori capi di stato di tutta Europa è durata solo un’ora e mezza e si è conclusa con un totale armistizio da parte della Russia e dell’Ucraina. I leader si sono detti fieri del risultato raggiunto e sperano che questo sia sufficiente per mettere fine allo Sciopero. A tal proposito, la NATO e la maggior parte dei capi di Stato hanno emesso comunicati stampa porgendo le loro più sentite scuse alle promotrici dello Sciopero invocando una sua cessazione immediata”.
Ho letto un libro nel mio viaggio di andata a Cracovia: “Fino a quando la mia stella brillerà” (Liliana Segre con Daniela Palumbo). C’è qualcosa che vorrei condividere perché successivamente mi sono trovata davanti situazioni così attuali da costringermi a fare dei collegamenti tra un tempo passato che non sembra essere passato del tutto.
<<Per insegnare il Latino a Giovannino non basta conoscere il Latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino>> scriveva Jean Jacques Rousseau nel 1762, nell’Emilio.
La frase è talmente condivisibile da sembrare, oggi, un’ovvietà. Eppure nel sistema scolastico che conosco e vivo tutti i giorni “conoscere Giovannino” troppo spesso non è una priorità. E’ come se l’asse si fosse spostato solo sulle prestazioni di tutti gli attori della scuola (docenti compresi) e non sulla relazione tra gli attori che è la piattaforma di qualsiasi possibilità di apprendimento.
“Quanti anni hanno i tuoi figli?” “Quattordici e sedici anni!” “Oddio, poveri voi…vi aspettano anni terribili…poi andrà meglio”
Sento continuamente persone parlare in questo modo, quasi un discorso automatico. Sembrano chiacchere da bar ma credo che sia quello che le persone pensino veramente.
Questi adolescenti sono proprio antipatici a tutti a quanto pare.