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LE PAROLE CHE DOBBIAMO GRIDARE

LE PAROLE CHE DOBBIAMO GRIDARE

Per rifiutare la guerra è necessario un pensiero nuovo.

E’ vero, sembra passato chissà quanto tempo da quando il mese scorso esternavamo il nostro desiderio di voler uscire da schemi e canoni imposti da una società cosi “standardizzata”, così tremendamente simile ad un gabbia dorata….e poi invece…. 21esimo secolo, febbraio 2022, scoppia una guerra senza senso che porta morte e sofferenza, che trasforma tre milioni e mezzo di persone in  naufraghi di una nuova desolazione, umanità allo sbaraglio, catapultata in scenari che sembravano fuori dal tempo, vittima di una disumana partita a Risiko.

Non ci sono buoni o cattivi, ci sono dinamiche geopolitiche forse troppo complesse da comprendere fino in fondo, ma un dato ci appare chiarissimo: ci sono due popoli, gli abitanti di due terre, entrambi travolti da decisioni che non sposano e da una violenza che non hanno scelto. La prima parola, allora, che ci viene in mente è l’aggettivo mostruoso….è mostruosa la guerra che divide le famiglie, che porta via mariti, padri, fratelli…sono mostruose le stazioni della metropolitana usate come rifugi, dove si vive col niente, senza cibo o medicinali…dove si attrezzano reparti maternità improvvisati….sono mostruose le bombe sugli ospedali, le città ridotte in polvere, le strade ancora fumanti e i cadaveri a terra….. Per arrivare prima o poi a una fine?…Chissà a quale fine e a quale prezzo…

Forse la difficoltà è proprio questa: riuscire a trovare un senso a qualcosa che non ce l’ha.  Ci viene però in aiuto un”altra parola, bellezza. In questo teatro assurdo c’è gente che muore senza alcun motivo, che non può vivere la vita o che deve scappare dai propri affetti, dai propri luoghi, perché esistono uomini “potenti” che non conoscono la felicità, non conoscono la bellezza della vita o forse la vogliono distruggere negli altri. E come possiamo noi opporci? Come possiamo difendere la vita e la bellezza?

Tornano allora con forza le riflessioni lette nell’articolo “Le parole che non so dire ” di Luigia Lazzaro che sembrano aver dato corpo ai nostri pensieri, anche a quegli aspetti che forse noi stessi non riuscivamo ad esprimere. Nelle ultime righe veniamo citati direttamente e ci viene chiesto se siamo consapevoli che “gli esseri umani nascono tutti uguali”. Inizialmente ci è sembrata una domanda sciocca, quasi banale, come se ci fosse stato chiesto: <<Quanto fa 2+2?>>. Poi ci siamo fermati a pensare e abbiamo compreso che non è una domanda banale. Abbiamo ascoltato I nonni di alcuni di noi che hanno vissuto la Seconda guerra Mondiale e che ricordano vividamente delle deportazioni di persone con cui fino al giorno prima avevano giocato e condiviso la vita. Abbiamo improvvisamente realizzato che ancora oggi l’idea che un altro essere umano possa diventare improvvisamente il diverso da cancellare, il nemico da eliminare, esiste e fa rabbrividire. Ci siamo imbattuti, ad esempio, in un programma televisivo, in cui veniva mostrata una conferenza stampa di un partito politico, che raccontava le modalità di organizzazione di una missione umanitaria per aiutare i profughi dell’Ucraina. Uno dei politici ci ha tenuto a precisare : <<questa guerra mi tocca di più perché loro sono più simili a noi>>. Allora abbiamo realizzato che l’uguaglianza degli esseri umani, che per noi è un dato di fatto, non lo è per tutti e questo fa paura…. Il politico distingueva questa guerra dalle altre in cui muoiono persone la cui religione e il cui aspetto è differente dal nostro e lo faceva in un modo disarmante, facendoci pensare che il concetto di uguaglianza non è così scontato ed ovvio. La reazione iniziale a tutto questo è stata di sconcerto e di rabbia, successivamente è cresciuta, però,  la consapevolezza di voler e dover fare di più per cercare di sconfiggere un pensiero del genere, di dover lottare sempre di più per abbattere l’idea violenta che “divide” gli esseri umani, che nega la loro uguaglianza, che usa anche le parole come bombe, che si nasconde dietro una patria o una bandiera per distruggere le possibilità di tutti. <<E se invece– come ha scritto su un post di Facebook  Cecilia Strada- la vita umana fosse più importante della “Patria”? E se riuscire a vedere crescere i propri figli fosse più importante che combattere per la propria nazione?>>.(https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10222739552143532&id=1416427561)

E se gli esseri umani invece imparassero a difendere la loro bellezza?…E’ vero, ci vogliono parole nuove….ma ora più che mai queste parole le dobbiamo gridare!

Denise Cristofoli

Emanuele Gardiolo

Sara Nulli

Irene Tari

(Studenti classe 5BS, Liceo scientifico G B Grassi di Latina)

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LE PAROLE CHE DOBBIAMO GRIDARE
Foto scattata da: Eleonore Heilmann
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