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DALLA PARTE DEI GIUSTI

DALLA PARTE DEI GIUSTI

Ho letto un libro nel mio viaggio di andata a Cracovia: “Fino a quando la mia stella brillerà” (Liliana Segre con Daniela Palumbo). C’è qualcosa che vorrei condividere perché successivamente mi sono trovata davanti situazioni così attuali da costringermi a fare dei collegamenti tra un tempo passato che non sembra essere passato del tutto.

Nell’ introduzione del libro, a cura di Ferruccio de Bortoli, viene pronunciata una frase che mi ha colpita molto, una frase che emerge dai racconti della Senatrice Liliana Segre: “Quanta intima violenza è nascosta in piccoli quotidiani gesti di indifferenza”.

Tornata dal mio viaggio ero certa che avrei voluto scrivere il mio prossimo articolo per questo blog su quanto ho vissuto a livello emotivo, sia leggendo il libro citato prima, sia facendo visita ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Sentivo forte l’esigenza di raccontare quanta disumanità e orrore ho percepito in quei posti e avrei provato a concludere con parole che somigliavano certamente a una cosa così: “non dimentichiamo mai quanto accaduto, continuiamo a raccontare di cosa sono stati capaci alcuni esseri umani nel corso della storia; facciamolo per evitare che una tale atrocità accada ancora”.

Poi il 18 febbraio le notizie di cronaca riportano di una aggressione davanti ad un liceo di Firenze; due studenti vengono pestati da sei ragazzi appartenenti ad “Azione studentesca” (movimento studentesco italiano legato all’area di estrema destra). Il fatto ha visto intervenire vari esponenti politici e il 21 febbraio la preside di una scuola della stessa regione (Annalisa Savino) scrive una lettera aperta a tutti gli studenti. Vorrei riportare un passaggio: “Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee”.

Su queste parole è intervenuto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, definendo la lettera del tutto impropria e dichiarando che non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo. Non contento ha aggiunto anche che se questo tipo di atteggiamento fosse proseguito, avrebbe valutato la necessità di ricorrere ad alcune misure.

Il filo conduttore tra il libro letto e quanto accaduto a Firenze pochi giorni fa penso risieda nella parola “indifferenza”. L’ho trovata nella prefazione del testo e nella lettera della preside Annalisa Savino.

Non vorrei addentrarmi in qualcosa che professionalmente non mi compete ma penso di poter dire la mia in qualità di essere umano, o quanto meno di proporre una riflessione in merito.

Nella terribile storia raccontata da Liliana Segre si parla dei “Giusti”. Il termine Giusto è tratto dal passo del Talmud che afferma “chi salva una vita salva il mondo intero” ed è stato applicato per la prima volta in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazista in Europa.

I “Giusti” sono forse coloro che non sono rimasti indifferenti riuscendo a mantenere quella affettività che serve per non girarsi dall’altra parte difronte alle ingiustizie?

Si può sostituire il termine anaffettività a quello di indifferenza?

Questa è una domanda che lascio a chiunque possa e voglia rispondermi.

Mi chiedo inoltre perché il governo non è intervenuto su quanto accaduto a Firenze? Lo so…ho sempre tante, troppe domande.

Personalmente non ritengo improprio l’intervento della preside. Penso che una preside abbia una importante responsabilità verso tutti gli studenti e che rientri nelle proprie competenze condannare atteggiamenti pericolosi e violenti. Si è assunta la responsabilità di affermare qualcosa per la quale qualcuno vorrebbe prendere delle misure.

Nella parte finale del libro, Liliana Segre racconta del suo amato Alfredo in queste righe che seguono: “Alfredo aveva ventiquattro anni quando fu fatto prigioniero dai tedeschi. Aveva patito la fame e il freddo. Ma aveva sempre continuato a rifiutare di aderire alla Repubblica fascista. Per me questo fu importante perché se Alfredo fosse stato un fascista io non mi sarei mai potuta innamorare di lui”.

Il suo amato patì la fame e il freddo. Perché nonostante tutto, nonostante qualcuno per questo schieramento prese delle misure, è rimasto umano. E’ rimasto tra i “Giusti”.

Nel 2020 Liliana Segre, invitata al Parlamento Europeo per la commemorazione del Giorno della Memoria, afferma che alcune cose accadono perché il momento politico di un paese può offrire un terreno fertile in alcune circostanze; anche questo mi fa andare il pensiero ad avvenimenti molto attuali. (https://youtu.be/jFxjugBe69I)

Concluse il suo discorso raccontando di una bambina, che prima di essere uccisa, disegnò una farfalla gialla che volava sopra i fili spinati. La fantasia di una bambina che nonostante l’orrore che stava vivendo riusciva a vedere la possibilità della bellezza, della libertà.

Non chiuderò il mio articolo come pensavo all’inizio, ma con un messaggio della stessa Segre pronunciato nel suo discorso al Parlamento Europeo; messaggio che in qualche modo mi ricorda la lettera della preside Annalisa Savino: “..ai miei futuri nipoti ideali. Che siano in grado con la loro responsabilità e la loro coscienza, di essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati.”

Valeria Verna

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