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DUE DOMANDE SUI “BRAVI GENITORI”

DUE DOMANDE SUI “BRAVI GENITORI”

Ancora in questi giorni risuona l’eco della storia del piccolo Nicola, il bimbo di 21 mesi che la sera del 21 giugno si è allontanato di casa per essere ritrovato 36 ore dopo nelle campagne circostanti. La notizia appena letta sui giornali non può non aver evocato nella mente i racconti della notte intorno al pozzo di Vermicino o del mostro di Foligno e la tensione è salita fino alla notizia del ritrovamento e del lieto fine. Lo svolgimento dei fatti lo conosciamo, non serve approfondire. Quello che mi colpisce di tutta la vicenda riguarda l’interesse di certi giornalisti e di chi li legge sul contesto in cui vive Nicola, una famiglia in una casa in mezzo ai boschi senza luce né gas, senza nessuna forma di tecnologia, in mezzo a capre, galline, oche, cani, uno stile di vita decisamente fuori dagli schemi, non convenzionale che ha scatenato il giudizio severo dell’opinione pubblica benpensante sulla capacità dei genitori di essere “bravi genitori”. Leggendo come vengono presentati certi fatti e i relativi commenti abbiamo l’immagine di bambini abbandonati a loro stessi come gli animali della fattoria e quasi si può arrivare a pensare che se la siano cercata o peggio, che un fatto del genere sia la normale conseguenza di scelte stravaganti e inconsapevoli. Il giudizio è severo.

Ci potremmo chiedere a questo punto che cosa significa per la società essere “genitori” e chi stabilisce le regole e come spesso ci sentiamo schiacciati da un sistema che ci omologa e incasella a tutti i livelli. Ma quello che mi colpisce è un’altra cosa. Penso ai casi drammatici del genitore che “dimenticano“ il figlio in macchina, una lunga tragica serie di casi arrivati al punto da far sviluppare e rendere obbligatori dei sistemi antiabbandono per evitarlo. Mi chiedo che differenza c’è per una certa società giudicante tra quei genitori e quelli del Mugello, se si possa arrivare a pensare che un padre o una madre asfissiati da un quotidiano che richiede sempre più tempo ed energie possano essere non certo giustificati ma in qualche modo compresi di fronte ad una simile tragedia.

Mi piacerebbe approfondire

Davide Di Gianni

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